
Webuild Library
EVOLUTIO: Building the future for the last 120 years
LE FONDAMENTA DEL NOSTRO FUTURO
C’è un ponte invisibile che ha permesso alle società di attraversare i secoli, trasformando comunità isolate in nazioni moderne, campagne remote in città industriali, bisogni elementari in opportunità di progresso. Quel ponte invisibile sono le infrastrutture. Se guardiamo indietro, vediamo come ogni fase dello sviluppo umano sia stata innescata da un’infrastruttura: una strada, un ponte, un acquedotto, una ferrovia, una diga.
L’Italia del Novecento ne è un esempio vivo. Il nostro Paese è passato in pochi decenni da un’economia agricola a una società industriale, e questo salto epocale è stato reso possibile dal coraggio e dalla visione di chi ha immaginato e costruito reti idroelettriche nelle valli alpine, dighe per fornire energia a fabbriche e città, autostrade che hanno connesso territori lontani, ferrovie e metropolitane che hanno cambiato il ritmo della vita quotidiana. Le infrastrutture sono state il grande motore silenzioso che ha traghettato intere generazioni verso un futuro migliore a partire dal ‘900 fino ai giorni nostri, con una accelerazione negli ultimi anni, nonostante tutti gli imprevedibili fattori esogeni.
Dietro queste opere ci sono storie di uomini e donne, di comunità e di territori. Una diga non è solo cemento e acciaio, ma il riscatto di un’intera valle, la luce che accende le case, l’acqua che irriga i campi. Una ferrovia ad Alta Velocità non è soltanto un tracciato che riduce le distanze, ma un nuovo tempo che si apre per milioni di persone, la possibilità di lavorare, studiare, incontrarsi in modi prima impensabili. Una metropolitana non è solo mobilità: è la vita quotidiana che scorre più veloce, è la città che respira meglio.
Il Gruppo Webuild, che oggi raccoglie l’eredità di alcune delle più grandi imprese italiane del settore, con 120 anni di storia e oltre 3.700 opere infrastrutturali realizzate in 110 Paesi, ha contribuito direttamente a scrivere questo cammino.
Le opere che ha costruito hanno cambiato i territori e insieme l’immaginario collettivo: dal salvataggio dei templi di Abu Simbel in Egitto, esempio unico di come la tecnica possa farsi custode della cultura millenaria, alle grandi dighe africane che hanno dato energia e acqua a Paesi interi, orientandone lo sviluppo; dall’Autostrada del Sole, che ha unito l’Italia da Nord a Sud, alla Direttissima Roma-Firenze, la prima ferrovia ad Alta Velocità in Europa, fino ai simboli più recenti come il Nuovo Canale di Panama, che ha permesso alle navi più grandi al mondo di attraversare l’istmo piuttosto che circumnavigare il continente americano, il Centro Culturale Stavros Niarchos ad Atene, insieme opera ingegneristica e cittadella culturale, l’Al Bayt Stadium in Qatar, che ha trasformato un evento sportivo globale in un racconto di identità e tradizione, le Stazioni dell’Arte di Napoli, che ogni giorno ricordano a milioni di viaggiatori che la bellezza può abitare anche negli spazi della mobilità.
Queste opere sono elementi chiave che hanno segnato un prima e un dopo, e che mostrano come la nostra identità di costruttori si intrecci con la vita delle persone e con il destino dei territori, in un approccio corale, che racchiude la forza del lavoro collettivo e l’idea che il costruire non sia mai un fine in sé, ma un atto che genera valore per la comunità.
Dare vita a EVOLUTIO significa adottare questo approccio corale con un progetto che non è soltanto una Mostra o un Museo digitale, ma un racconto aperto e condiviso, una riflessione su come le infrastrutture abbiano accompagnato il progresso in Italia e nel mondo.
EVOLUTIO stimola una riflessione collettiva: ricordare da dove veniamo, per capire dove vogliamo andare. Restituisce la memoria di un secolo di trasformazioni, mostrando come strade, dighe, ferrovie, porti e aeroporti abbiano cambiato la vita delle persone e come debbano continuare a farlo in futuro.
Oggi, dobbiamo interrogarci sul nostro tempo guardando alle sfide passate come lezione per il presente e per il futuro.
Se ieri si trattava di portare elettricità dove non c’era, di costruire strade e ponti per unire città e territori, di garantire lavoro e infrastrutture di base, oggi il compito è forse ancora più complesso per la velocità che il cambiamento ci impone.
Per 120 anni abbiamo risposto ai bisogni della gente.
Oggi stiamo entrando in una fase nuova in cui dobbiamo dare nuove risposte. Quali saranno i bisogni di domani?
Quale sarà la traiettoria della società?
Quali sono le condizioni necessarie (economiche, politiche, sociali) che consentiranno di rispondere a questi bisogni?
Come sarà possibile continuare a coniugare efficienza e libertà, prosperità economica e sviluppo sociale?
Qual è il mondo che vorremmo per i nostri figli?
Viviamo nell’era della transizione ecologica, della sostenibilità, della trasformazione digitale. Le infrastrutture devono essere sempre più resilienti, sostenibili, intelligenti. Devono non solo rispondere a bisogni nuovi ma anticiparli: ridurre le emissioni, adattarsi ai cambiamenti climatici, garantire sicurezza idrica, connettere non solo spazi fisici ma anche reti di conoscenza e di dati.
Le infrastrutture sono ancora una volta chiamate a essere traghettatori, strumenti che aiutano le società a navigare in un mondo che cambia a grande velocità, ad affrontare crisi globali, a facilitarne la soluzione, a determinare lo sviluppo.
La loro storia è la storia del nostro Paese, della sua capacità di reinventarsi e di determinare il proprio futuro. Per riuscire a proseguire su un percorso di sviluppo di lungo periodo, che abbia al centro la competitività del Paese e lo sviluppo infrastrutturale, abbiamo bisogno di una serie di condizioni essenziali.
È necessario rafforzare la sinergia tra certezza del diritto e competitività delle imprese, semplificando il quadro normativo per renderlo più coerente con le dinamiche dei mercati internazionali. La normativa deve diventare un motore di competitività per un nuovo piano strategico di sviluppo infrastrutturale, eliminando i fattori che ne ostacolano lo sviluppo e premiando le imprese virtuose. È necessario continuare a puntare sulla formazione e sulla creazione di lavoro di qualità, come previsto dalla nostra Costituzione, e le infrastrutture possono farlo sia nella fase di costruzione che in quella di gestione e manutenzione.
È necessario un Sistema Paese che guardi a questo settore come a un partner strategico per lo sviluppo e la crescita. L’Italia deve compiere scelte coraggiose per attrarre investimenti che integrino sviluppo economico, welfare e crescita infrastrutturale, in risposta alle sfide di un contesto globale in rapida trasformazione.
Le scelte che compiamo oggi sono lascito ed eredità per i nostri figli.
Proprio come quei padri prima di noi che vissero l’orrore delle guerre mondiali scoprendo però nella ricostruzione uno spiraglio di speranza, di rinascita e insieme un’occasione per sperimentare un futuro diverso.
Animati da quello spirito guardiamo al domani orgogliosi per quello che abbiamo fatto, ma mantenendo tutta l’umiltà necessaria per affrontare la grandezza e la complessità di quello che dobbiamo ancora realizzare.
Pietro Salini
Amministratore Delegato del Gruppo Webuild

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