
Webuild Library
Il nuovo ponte di Genova
La nostra bandiera
Per chi costruisce infrastrutture complesse in giro per il mondo il ponte è forse l’opera più entusiasmante. Avvicina ciò che è lontano, unisce quello che era diviso, permette all’uomo di compiere un salto fisico nel vuoto che equivale a un balzo in avanti in termini di sviluppo e di progresso.
Tutto questo basterebbe per rendere un ponte già di per sé un’opera eccezionale. Ma a Genova è accaduto qualcosa di più.
Il crollo del ponte Morandi, che quel 14 agosto del 2018 ha causato la morte di quarantatré persone, ha aperto una ferita nella città e in tutta Italia, e aggiunto all’impegno della ricostruzione un significato e un valore etico diversi dal solito.
Aver accettato la scommessa di completare la realizzazione del nuovo Ponte di Genova in tempi record equivaleva ad assumersi una responsabilità enorme, quella di sfidare ogni precedente record per ricucire una ferita profonda, e raccontare a Genova, all’Italia e al mondo una storia diversa dal solito, una storia di eccellenza, di passione, di competenza, di dedizione al lavoro. Fatta da un made in Italy meno celebre, ma ugualmente riconosciuto nel mondo: quello delle infrastrutture.
Alcuni hanno raccontato questa storia come fosse un miracolo, il colpo di coda di un Paese che sa dare il meglio solo nell’emergenza, ma si sono sbagliati. Il nuovo Ponte di Genova è il risultato naturale della somma di competenze professionali che il Gruppo Webuild da oltre cento anni mette al servizio delle opere che realizza in giro per il mondo, e soprattutto rappresenta la volontà comune di tutte le parti in campo di fare una opera bella, di qualità e sostenibile, e farla rapidamente. Un Gruppo che proprio nella fase conclusiva di costruzione del Ponte, a maggio 2020, ha cambiato nome, è diventato Webuild, da Salini Impregilo, e ha compiuto un’altra grande trasformazione nel suo processo di crescita, mentre con la costruzione del Ponte stava portando avanti un grande progetto di trasformazione per l’Italia intera.
A Genova la collaborazione di tutte le parti si è tradotta in un modello innovativo di gestione, incentrato sul parallelismo delle lavorazioni, quell’approccio fast track che ha permesso al cantiere di crescere e svilupparsi senza interruzioni, e rispettare le tappe del cronoprogramma. Una macchina perfetta che non è stata rallentata neanche dal devastante impatto che il Coronavirus ha avuto sulle attività produttive.
Questa capacità organizzativa corre sulle gambe e nelle mani delle persone. Ingegneri, tecnici, operai che nel corso di questi mesi hanno messo da parte le vite private in nome di un bene comune. Di notte, mentre la valle del Polcevera veniva battuta dalle piogge invernali, squadre di operai specializzati attendevano le prime schiarite dentro i furgoni per far ripartire i getti di calcestruzzo che avrebbero dato vita alle pile. È questa dedizione, declinata dalle centinaia di persone che in questi mesi hanno calpestato il fango del cantiere, che ha dato anima ai progetti e sostanza alle promesse. È questo il nostro più grande orgoglio. La squadra che ha reso possibile questa impresa.
Questo libro, dove le foto rivelano la grandiosità dell’infrastruttura e la pervicacia dell’uomo, celebra il lavoro compiuto da tutti coloro che hanno messo da parte qualcosa di proprio per dedicarsi alla riuscita di un progetto così ambizioso. Nessuna opera infrastrutturale potrà ricucire la ferita degli affetti perduti, ma il nuovo Ponte di Genova sarà in grado di riannodare insieme Ponente e Levante, valli e montagne, luoghi di una città che ha voglia di riscoprirsi unita.
Costruire e ricostruire. È questo il nostro talento. L’espressione migliore del desiderio di realizzare grandi opere, in Italia e nel mondo. Lo abbiamo dimostrato con il nuovo Canale di Panama, con le grandi dighe africane, con gli stadi dove si giocano i Mondiali di Calcio, con le moderne metropolitane europee e con gli impianti idroelettrici australiani per produrre energia pulita.
Il nostro cantiere è il mondo e il nuovo Ponte di Genova la nostra bandiera.
Pietro Salini
Amministratore Delegato del Gruppo Webuild

Il nuovo ponte di Genova
Grazie
Marco Bucci
Sindaco di Genova e Commissario straordinario per la ricostruzione
La realizzazione concreta di quello che in questi ultimi mesi è stato ribattezzato come “modello Genova” è oggi davanti ai nostri occhi. E si trova in quel poco più di chilometro di calcestruzzo e acciaio che è tornato a collegare due parti di Genova, città ferita dal tragico crollo del Ponte Morandi il 14 agosto 2018.
Il rapporto della città con questo ponte, gioiello di ingegneria e tecnologia, nato dall’intuizione di Renzo Piano e dalla realizzazione meticolosa di tutti i tecnici e degli operai che hanno partecipato al progetto, si concretizza per me in un episodio che mi è stato raccontato e che riguarda proprio un lavoratore di Webuild.
Lui, come altri suoi colleghi, non è genovese, ma ha avuto modo di frequentare la nostra città nei mesi in cui è stato impegnato nel cantiere di ricostruzione.
Una sera, dopo il lavoro, era andato a mangiare una pizza nella zona del Porto Antico, una delle aree a vocazione turistica della nostra città.
Un cameriere, genovese, lo ha identificato come uno dei lavoratori impegnati nella ricostruzione del viadotto. “Lei è un operaio del ponte?” Gli ha chiesto. “Sì,” ha risposto lui. “Grazie, grazie per quello che avete fatto per la nostra città.”
Ecco, in questo grazie sincero mi identifico.
L’ho sentito mio da quando mi hanno raccontato questa storia che io, volentieri, a mia volta racconto su queste pagine.
Di certo non potrà sfuggire al lettore il grande impegno che è stato messo nella realizzazione di questo ponte e di quanto esso sia oggi il simbolo di rilancio di una città, di una Regione e di un Paese.
Nessuna delle persone che ha avuto occasione di partecipare a questa opera potrà mai scordare questa esperienza. Io per primo. Sono certo che ogni tecnico, ogni operaio, ogni persona che ha prestato il proprio servizio alla realizzazione del ponte porterà per sempre con sé un pezzetto di questo progetto. E, perché no, anche un pezzetto della nostra meravigliosa città.
Non scorderemo mai quello che è stato. Abbiamo lavorato duramente nel ricordo delle quarantatré vittime del Ponte Morandi. E perché quello che è successo non debba mai più accadere.
Il nuovo ponte di Genova