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Il Ponte Farnese

Un Ponte tra le epoche

Ponte Farnese Webuild

Il Ponte Farnese di Claudio Strinati

Il Ponte Farnese non solo non è mai esistito ma forse non è mai stato neanche integralmente progettato.

Eppure, sembrerebbe una delle più singolari utopie urbane mai concepite e la sua forza attrattiva resta intatta a distanza di secoli senza che ci si renda veramente ben conto dell’essenza della questione.

Per capire cosa sarebbe stato quel ponte ci si basa su un grande arco che scavalca via Giulia e attraversa l’area posteriore dei giardini di Palazzo Farnese.

Dovrebbe trattarsi della prima campata di un ponte che avrebbe collegato i giardini sul retro di Palazzo Farnese con quelli della Villa già appartenuta nel primo Cinquecento ad Agostino Chigi e poi rimasta in stato di relativo abbandono fino a che, alla fine del secolo sedicesimo, la proprietà passò appunto ai Farnese tanto che ancora oggi quella Villa è chiamata la Farnesina.

E non c’è dubbio che unire i due giardini con un passaggio privato pedonale avrebbe consentito di realizzare una delle passeggiate più belle ed estasianti degne della magnificenza di un Imperatore romano.

Ma non se ne fece niente e una incerta tradizione vorrebbe che quell’arco giganteggiante sopra via Giulia sia appunto l’incompiuto inizio del Ponte Farnese su progetto attribuito a Michelangelo Buonarroti al tempo della sua ultima attività quasi esclusivamente concentrata sull’architettura.

Del resto, che Michelangelo Buonarroti avesse attivamente lavorato per il Palazzo Farnese è un fatto ben documentato e noto agli storici dell’architettura, anche se l’evidenza dei documenti archivistici oggi conosciuti non conferma l’ipotesi di un vero e proprio progetto michelangiolesco per il ponte. Le date, in effetti, confermano piuttosto i dubbi dato che Michelangelo muore nel 1564 lasciando interrotti numerosi suoi progetti in campo sia scultoreo sia architettonico. I Farnese, del resto, diventano proprietari della totalità della Villa già appartenuta ad Agostino Chigi non prima del 1590 anche se risulta che fossero già attestati con proprietà sulla riva del Trastevere.

Non è quindi impossibile che l’idea di un ponte che collegasse una sorta di piccolo impero farnesiano tra il Cistevere e il Trastevere fosse stata elaborata già vivente Michelangelo. Prove, però, non ce ne sono.

E, del resto, numerosi sono invece gli indizi inerenti alle scarse specifiche competenze tecniche di Michelangelo nel campo della progettazione delle strutture architettoniche che tenderebbero a fare escludere che il Buonarroti abbia studiato sul serio il progetto di un ponte di quella fatta.

La tradizione, però, riferisce al Buonarroti una miriade di progetti e realizzazioni architettoniche a dir poco sensazionali, quasi tutte risalenti all’ ultima fase della sua attività e in definitiva non diretti da lui stesso. Quindi la questione non è di immediata evidenza. L’ elenco sarebbe fin troppo lungo ma basterà ricordare pochi esempi come la trasformazione del Tepidarium delle Terme di Diocleziano nella chiesa di Santa Maria degli Angeli; la Cappella Sforza in Santa Maria Maggiore; i disegni per San Giovanni dei Fiorentini chiesa, tra l’altro, che è all’ inizio di Via Giulia al capo opposto rispetto a quello da cui sarebbe partito l’incompiuto ponte farnesiano. Per non parlare della Cupola di San Pietro che Michelangelo stesso non vide mai compiuta; o della piazza del Campidoglio con il collocamento al centro della statua di Marco Aurelio anch’essa di fatto realizzata ben oltre la morte del sommo Maestro.

Insomma, i documenti inerenti a Michelangelo architetto ci parlano piuttosto di una attività che oggi definiremmo consulenziale di fatto raramente concretizzata in progetti esecutivi.

Michelangelo aveva certamente la competenza dell’architetto ma anche in ciò che sembrerebbe essere stato veramente costruito sotto di lui come il meraviglioso vestibolo della Biblioteca Laurenziana a Firenze risulta poi indecifrabile la vera differenza tra i suoi prodigiosi spunti creativi e la fabbricazione concretamente realizzata dai tecnici incaricati di dare forma alle sue idee.

Il Ponte Farnese rientra a pieno titolo negli enigmi michelangioleschi.

La struttura della prima presunta campata che si protende verso il Tevere, da una posizione peraltro molto arretrata rispetto all’ attacco sulla riva, suggerisce una successione di archi dalla luce enormemente ampia onde creare un percorso del passaggio perfettamente rettilineo a differenza dei ponti quattrocenteschi che sono a schiena d’ asino come attesta molto bene il vicino Ponte Sisto Quindi il ponte farnesiano avrebbe potuto essere una specie di colossale passerella, di struttura possente ma leggera nelle membrature, degna degli antichi romani, manifestazione di supremo ingegno e grande fascino.

Il ponte sarebbe stato un cammino dove l’esterno assume le fattezze di uno spazio interno, chiuso, privatissimo.

Dal punto di vista stilistico quell’arco è veramente michelangiolesco? Difficile dirlo se accettiamo l’ipotesi di trovarci di fronte ad una sorta di torso incompiuto.

La struttura non denota complessivamente quei potenti scarti dalla regola e quella forza energetica delle membrature che Michelangelo sempre immette nella sua progettazione architettonica.

Il magnifico voltone che regge il pontile sovrastante riecheggia in qualche modo la metodologia seguita dal più illustre allievo diretto di Michelangelo, Giacomo della Porta, morto nel 1602, che a sua volta formò una generazione di formidabili costruttori e progettisti attivi proprio nella prima metà del Seicento quando presumibilmente l’arco farnesiano fu effettivamente edificato. E’ possibile, allora, che l’idea del Ponte Farnese venisse elaborata e realizzata in questo contesto di immediata scuola michelangiolesca dove spiccano molte personalità ancora oggi poco note come il grande architetto Orazio Torriani, colui che diresse i lavori di trasformazione, su progetto del Della Porta proprio in spirito michelangiolesco, del tempio di Antonino e Faustina al Foro Romano nella chiesa di San Lorenzo in Miranda degli Speziali. Chissà che non sia stato proprio Il Torriani a dare forma all’ idea del Ponte Farnese.

Di Claudio Strinati - Storico d'arte
Leaflet Ponte Farnese
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I Ponti e Viadotti Webuild

Ponte Farnese Un Ponte tra le epoche

Materiale informativo - Progetto Ponte sullo Stretto di Messina
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